La neurologia al San Camillo: diagnosi e patologie trattate

2022-03-03
La neurologia al San Camillo: diagnosi e patologie trattate

Uno degli ambiti d’eccellenza del San Camillo riguarda il servizio di neurologia, dove vengono gestite le patologie neurologiche emergenti e/o acute.

In particolare, le principali aree d’intervento riguardano i soggetti con

Le prestazioni neurologiche si rivolgono a pazienti in regime di ricovero ordinario tramite SSN o in regime privato, a pazienti ricoverati in Day Hospital e a pazienti ambulatoriali, che afferiscono tramite SSN o privatamente. Oltre quindi all’attività di consulenza neurologica ai pazienti ricoverati, è possibile effettuare visite specifiche ambulatoriali.

Ma come funziona la visita neurologica?

 

La visita neurologica e l’importanza dell’approccio multidisciplinare

La visita neurologica serve ad ottenere valutazione clinica di un paziente giunto all’osservazione causa sintomi neurologici di varia natura come cefalea, vertigini, tremore, disturbi dell’equilibrio, anomalie nella coordinazione, nel movimento e nella forza, dolori cronici, disturbi del sonno, depressione, ansia e altro.

Solitamente una visita neurologica comprende diverse fasi:

  • Anamnesi: storia patologica del paziente, raccolta dei sintomi neurologici;
  • Esame obiettivo neurologico: valutazione dei segni fisici della patologia;
  • Diagnosi;
  • Formulazione della terapia.

La terapia può essere solo medica o medica e riabilitativa. Nel secondo caso nell’ambito della visita neurologica viene consigliata anche una visita fisiatrica finalizzata al trattamento riabilitativo. Il modello di lavoro interdisciplinare seguito, infatti, è basato sul confronto continuo tra i diversi specialisti.

Nel caso della malattia di Parkinson, di cui siamo centro specialistico per il trattamento riabilitativo, infatti, è necessario un intervento multidisciplinare che coinvolge più figure professionali presenti nel Presidio.

Il percorso riabilitativo del paziente varia infatti nella sua complessità a seconda del quadro clinico e può quindi prevedere il solo trattamento riabilitativo neuromotorio o logopedico oppure interventi maggiormente complessi, dove il carico multidisciplinare coinvolge più figure professionali presenti nel Presidio come il fisioterapista, logopedista, neuropsicologo, terapista occupazionale, valutazione e trattamento neurourologico.

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Mi chiamo Alessandra Comazzi, sono giornalista, torinese, ho 67 anni e sono neuropatica. Mi occupavo di spettacoli, facevo il critico televisivo per un quotidiano, La Stampa. Adesso mi occupo soprattutto di tornare a camminare e di reimparare a usare le mani. Un bel salto anche emotivo. Perché c’è la fede, certo, ma poi ci sono la carità, e la speranza. Le tre virtù cardinali. E ho imparato che forse, in certi momenti difficili, proprio la speranza è la virtù più impervia.

Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.

 

Leggi la testimonianza nell'articolo de L'Osservatore Romano

Alessandra Comazzi, giornalista piemontese, racconta in modo profondo e coinvolgente la sua malattia e l’esperienza fatta tra le mura del nostro Presidio.

Ecco qualche breve stralcio dell’articolo:

 

"Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.”

 

Infine aggiunge un ringraziamento molto speciale:

"La mia è una semplice testimonianza, non ho competenze tecniche o scientifiche. In questo percorso che non è solo riabilitativo, ma è anche di fede e ringraziamento, vorrei restituire a tutte le donne e gli uomini che mi sono stati e mi sono vicini, qualcosa di quello che mi è stato donato. Il dono di medici, infermieri, operatori sociosanitari, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti, psicologi, è stata una continua ricerca di senso, oltre che di professionalità”

 

Leggi l’articolo per intero su La Stampa

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