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Giornata Mondiale per la Sicurezza del Paziente 2025
Il 17 settembre 2025 si celebra la Giornata Mondiale della Sicurezza del Paziente, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con l’obiettivo di sensibilizzare e informare sull’importanza della sicurezza delle cure e della tutela della persona assistita.
Queste comprendono una serie di buona pratiche fondamentali, come la garanzia di ambienti sanitari sicuri e igienicamente controllati, la personalizzazione delle cure in base all’età, al peso, allo sviluppo, alle condizioni mediche e al contesto socio-culturale, e la prevenzione degli errori più comuni, come diagnosi errate, prescrizioni inappropriate, apparecchiature non adeguate o infezioni contratte durante le cure.
Il Presidio San Camillo, in linea con la missione camilliana, basata sulla cura e l’attenzione del paziente, mette al primo posto la sicurezza del paziente. Per raggiungere questo obiettivo, vengono adottate atte a contenere e azzerare gli errori e tecnologie all’avanguardia. Queste, insieme a un processo multidisciplinare integrato ma anche personalizzati e mirati alle esigenze specifiche di ciascun paziente.
Come affrontiamo l’incontinenza urinaria al Presidio Sanitario San Camillo di Torino
Un centro di secondo livello specializzato
Presso il Presidio Sanitario San Camillo di Torino è attivo un centro di secondo livello dedicato alla prevenzione, diagnosi e cura dell’incontinenza urinaria. Offriamo trattamenti riabilitativi altamente specifici e qualificati, grazie al supporto del nostro personale specializzato.
Il percorso di accesso
Il paziente può accedere al centro tramite impegnativa del medico di base, che rappresenta il primo riferimento all’interno del percorso di cura. Dopo l’invio, viene preso in carico attraverso una visita fisiatrica condotta insieme a un nostro infermiere con competenze specifiche nelle disfunzioni del pavimento pelvico. In questa fase viene effettuata una valutazione completa, da cui può emergere l’indicazione a un programma riabilitativo.
La riabilitazione del pavimento pelvico
Il percorso riabilitativo è seguito dai nostri fisioterapisti esperti nell’educazione funzionale del pavimento pelvico. Ogni programma viene personalizzato in base alla condizione clinica e alle necessità individuali, e può includere:
- apprendimento degli esercizi del pavimento pelvico;
- indicazioni comportamentali e suggerimenti per corretti stili di vita;
- terapia manuale eseguita dal fisioterapista;
- utilizzo di apparecchiature specifiche, come il biofeedback, che traduce il segnale muscolare in uno visivo, permettendo al paziente di monitorare l’efficacia della contrazione.
Le terapie complementari
In aggiunta al percorso riabilitativo, possono essere proposte terapie di elettrostimolazione, mirate a rinforzare la muscolatura e lo sfintere uretrale. Tutti i trattamenti vengono svolti presso il nostro Ambulatorio di Fisioterapia, in regime ambulatoriale, per garantire un approccio progressivo e strutturato.
Giornata Mondiale della Fisioterapia - 8 settembre 2025
L’8 settembre 2025 si celebra la Giornata Mondiale della Fisioterapia. L’appuntamento annuale, promosso da World Physiotherapy, nasce per sensibilizzare sul ruolo cruciale dei fisioterapisti nel mantenimento della salute e del benessere.
Il tema di quest’anno è Healthy Ageing. È un’occasione per riflettere sull’importanza della fisioterapia e dell’attività fisica per favorire un invecchiamento in buona salute, con un focus particolare sulla prevenzione della fragilità ossea e delle cadute.
In questo contesto, i fisioterapisti si occupano di guidare i pazienti negli esercizi personalizzati che migliorano forza, equilibrio, coordinazione e flessibilità, elementi fondamentali per mantenere l’autonomia e l’indipendenza nella terza età.
La Giornata Mondiale della Fisioterapia 2025 è un'opportunità per riconoscere il lavoro instancabile dei professionisti che, con la loro competenza e dedizione, aiutano le persone a recuperare la funzionalità, a gestire il dolore e a migliorare la propria qualità di vita, in ogni fase dell’esistenza.
Il Servizio di Fisioterapia del Presidio San Camillo
Il nostro Servizio di Fisioterapia è un punto di riferimento per la riabilitazione motoria e neuromotoria, rivolto sia a pazienti ricoverati o che fruiscono delle prestazioni in regime ambulatoriale o privato.
Nella nostra struttura lavorano équipe di professionisti della riabilitazione dedicate al trattamento di:
- post ictus;
- post intervento protesi anca e ginocchio;
- esiti di frattura al femore;
- politraumi;
- CRPS (distrofia simpatica riflessa);
- malattia di Parkinson;
- sclerosi multipla;
- disturbi dell’equilibrio;
- incontinenza;
- linfedemi.
I fisioterapisti del nostro Presidio si avvalgono di strumenti di ultima generazione e sono aggiornati nelle tecniche di trattamento delle condizioni motorie e neurologiche.
Tra le metodologie applicate ricordiamo:
- pilates clinico;
- PWR Moves!;
- stimolazione transcranica;
- utilizzo di device tecnologici come Realtà Virtuale, Robotica, Mirror Therapy, Pedana Stabilometrica.
Formazione avanzata: aggiornamento costante per i professionisti della riabilitazione
La formazione continua è un pilastro dell’approccio riabilitativo del Presidio Sanitario San Camillo. Ogni anno proponiamo percorsi formativi avanzati rivolti a fisioterapisti, terapisti occupazionali, medici e operatori sanitari, pensati per approfondire strumenti, tecniche e strategie terapeutiche aggiornate e basate sull’evidenza.
I corsi, accreditati ECM, uniscono sessioni teoriche ed esercitazioni pratiche per offrire ai partecipanti la possibilità di applicare subito quanto appreso nei propri contesti clinici. Il confronto tra professionisti, la qualità dei docenti e l’attenzione agli aspetti multidisciplinari rendono la nostra proposta formativa un punto di riferimento nel panorama riabilitativo nazionale.
Per il secondo semestre 2025, i corsi in programma sono:
- Manipolazione della fascia 1° e 2° livello
- Elementi di osteopatia viscerale contemporanea a supporto della terapia manuale
- Laboratorio teorico/pratico di giochi e attività abilitative per l'autismo
- Il trattamento conservativo della Scoliosi - Approccio SEAS
- Lesioni e disordini funzionali dei tessuti miofasciali: valutazione e trattamento fisioterapico
- Neurodinamica: valutazione e trattamento delle sindromi radicolari e neuropatie periferiche
Cos’è la terapia psicologica ACT
La terapia ACT è una psicoterapia cognitivo-comportamentale di ultima generazione, orientata all’accoglienza delle emozioni e allo sviluppo della consapevolezza di sé.
Cosa significa ACT
ACT è l’acronimo di Acceptance and Commitment Therapy e si basa su due principi fondamentali:
- accettare le proprie emozioni e i propri pensieri, anche quando risultano dolorosi o ingombranti;
- impegnarsi in azioni concrete orientate ai propri valori e obiettivi.
Questo approccio aiuta a sviluppare una consapevolezza autentica e una direzione chiara verso ciò che conta davvero per la persona.
Un approccio esperienziale allo stress
Le sedute di ACT sono caratterizzate da un metodo molto pratico. Non si privilegia solo la narrazione, ma soprattutto il fare: attraverso esercizi ed esperienze guidate si facilita la comprensione del proprio funzionamento psicologico e si potenzia la flessibilità mentale.
Quali esercizi vengono proposti dallo psicoterapeuta
Durante il percorso possono essere utilizzati esercizi finalizzati a:
- sviluppare un rapporto più equilibrato con sé stessi, con le emozioni e con i pensieri;
- imparare ad assumere un atteggiamento più distaccato rispetto ai pensieri intrusivi, che spesso generano ansia o stress;
- aumentare la tolleranza verso le emozioni, considerandole una risorsa utile per affrontare le situazioni difficili;
- affrontare esperienze complesse in modo non evitante, senza perdere di vista i propri obiettivi personali.
In quali disturbi è efficace la tecnica ACT
L’ACT ha ottenuto ampi riconoscimenti scientifici ed è considerata una terapia efficace in diversi ambiti clinici, tra cui depressione, disturbi d’ansia e gestione del dolore cronico.
È un percorso psicologico innovativo e concreto, quindi, capace di integrare accettazione ed impegno attivo per migliorare la qualità della vita e il benessere della persona.
Guidare dopo un ictus: cosa dice la legge?
È possibile tornare a guidare dopo un ictus ed è per questo che è nato il percroso Guida Sicura del nostro Presidio.
L'articolo 119 del Codice della Strada, infatti, riconosce alla persona con disabilità la possibilità di ritornare alla guida di un veicolo, purché non vi siano condizioni tali da compromettere la sicurezza. All'insorgere di una patologia, una persona patentata non ha l'obbligo di segnalarlo, tuttavia è responsabilità del cittadino rivolgersi volontariamente agli enti deputati e sottoporsi a una valutazione.
Qualora questo non accadesse e la persona continuasse a guidare, l'assicurazione potrebbe non rispondere contrattualmente in caso di sinistro e rivalersi successivamente sul proprio assicurato, assimilando l'evento a una guida senza patente. In Italia, l'ente deputato alla valutazione dell'abilità di guida è la Commissione Medica Locale.
Chi ha avuto un ictus può rinnovare la patente?
La persona dovrà dunque denunciare la propria situazione presso le autoscuole oppure direttamente presso la Commissione Medica. Dovrà presentarsi in sede di Commissione con tutta la documentazione clinica e l'esito potrà:
- confermare la patente in corso di validità
- trasformare la patente in una patente speciale, quindi una patente con limitazioni o adattamenti per compensare il deficit presente
- annullare o sospendere la patente in corso.
Guidare di nuovo: una delle sfide del post-ictus
Il Servizio di Terapia Occupazionale, in collaborazione con il Servizio di Neuropsicologia, offre all'interno del Presidio San Camillo un percorso chiamato Guida Sicura, che permette ai nostri pazienti di tornare a una guida sicura e responsabile. I nostri pazienti sono accompagnati inizialmente con un counseling informativo da parte del terapista occupazionale e una valutazione multidisciplinare da parte dell'équipe. Successivamente vengono accompagnati al Centro di Mobilità Stellantis, dove è possibile fare una valutazione delle abilità motorie e cognitive residue su specifici simulatori ed effettuare una prova su auto anche adattate con un istruttore di guida.
È previsto, se necessario, un iter riabilitativo con l'intera équipe multidisciplinare e, infine, il paziente viene indirizzato a prenotare una visita presso la Commissione Medica che effettuerà una volta al di fuori della struttura.
Guarda l'intervista alla dottoressa Anna Vittone sul progetto Guida Sicura
Superare le barriere del movimento: la fisioterapia per la riabilitazione neurologica e funzionale
Il cammino verso il recupero dopo un evento acuto come un ictus o una frattura al femore, o dopo interventi chirurgici di protesi d'anca o di ginocchio è spesso lungo e complesso. Così come il dover affrontare disturbi all’apparenza meno gravi come per esempio i disturbi dell’equilibrio (le cosiddette vertigini), l’incontinenza urinaria e fecale o linfedemi post-mastectomia.
Nel trattamento di queste patologie la fisioterapia può giocare un ruolo chiave nella riconquista della mobilità e della funzionalità.
È per questo che al Presidio Sanitario San Camillo di Torino il servizio di fisioterapia adotta un approccio multidimensionale e basato sull'evidenza per trattare e supportare i pazienti lungo questo percorso critico. Il San Camillo è un ospedale specializzato in recupero e rieducazione funzionale che ha fatto della riabilitazione la sua missione principale.
Percorso riabilitativo individuale: la migliore cura è quella studiata sulla base delle necessità del singolo paziente
La personalizzazione del trattamento inizia con una valutazione approfondita delle funzioni e delle problematiche presentate dal paziente. Sulla base di questa analisi, i fisioterapisti del San Camillo progettano un piano di intervento su misura che può includere terapia manuale, esercizi di rieducazione motoria e strategie per il miglioramento delle capacità cognitive e sensoriali, tutto focalizzato sulle esigenze specifiche del paziente.
Tecnologie avanzate in supporto alla Riabilitazione
L'impiego di tecnologie di punta è fondamentale nella fisioterapia per pazienti affetti da patologie neurologiche e ortopediche. La tecnologia viene utilizzata per intensificare gli effetti degli esercizi e per facilitare il recupero delle funzioni motorie e neurologiche, accelerando il miglioramento e potenziando gli esiti. In particolare ci permette di:
- lavorare sugli aspetti motori, sensitivi e cognitivi (modulando gli esercizi sia in termini di velocità che di difficoltà in base alla patologia, all'evoluzione della stessa e alle capacità del paziente).
- monitorare l’esercizio riabilitativo attraverso report, confrontando le prestazioni del paziente nel tempo e quindi valutare l'efficacia del trattamento riabilitativo.
Adesione alle linee guida internazionali
I protocolli di trattamento del San Camillo sono scrupolosamente allineati con le linee guida internazionali più aggiornate. Questo approccio assicura che ogni piano di riabilitazione sia radicato nelle migliori pratiche correnti, offrendo ai pazienti le strategie terapeutiche più efficaci per il recupero neurologico.
Formazione e coinvolgimento dei caregiver
Il successo della riabilitazione non si limita agli interventi clinici ma include anche il supporto a casa. Per questo, il San Camillo si impegna a formare i caregiver sui modi migliori per assistere i pazienti a domicilio, garantendo che il recupero continui anche al di fuori dell'ambiente ospedaliero.
Scopri cosa facciamo per aiutare e sostenere le persone che assistono chi è colpito da ictus
Monitoraggio Continuo del Progresso
Il trattamento è dinamico e si adatta al cambiamento delle condizioni del paziente, con valutazioni periodiche per monitorare l'evoluzione e per adeguare il piano di trattamento. Questa attenzione continua permette di mantenere la terapia allineata con gli obiettivi di recupero, massimizzando le probabilità di un risultato positivo.
La fisioterapia al San Camillo è quindi più di una semplice serie di trattamenti; è un percorso integrato che supporta il paziente in ogni fase del recupero dopo stroke e traumi. Con un team esperto e risorse all'avanguardia, la fisioterapia al San Camillo è dedicata a ridurre l'impatto delle disabilità e a migliorare significativamente la qualità della vita dei suoi pazienti.
Cosa si intende per vescica iperattiva?
La vescica iperattiva può risultare molto invalidante, limitando la possibilità di trascorrere tempo fuori casa o viaggiare, a causa della costante necessità di individuare un bagno.
Questa condizione si manifesta generalmente attraverso tre sintomi principali.
- Urgenza minzionale: un improvviso stimolo a urinare, non procrastinabile.
- Piccola poliuria: la necessità di urinare di frequente, anche ogni 20-30 minuti.
- Incontinenza urinaria: la perdita involontaria di urina legata allo stimolo urgente.
Quali terapie sono disponibili?
Nonostante l’impatto significativo sulla vita quotidiana, esistono terapie efficaci per la gestione della vescica iperattiva. Il percorso terapeutico può prevedere:
- Farmaci in grado di ridurre l’urgenza e migliorare la qualità della vita.
- Esercizi del pavimento pelvico, utili per contenere i sintomi e controllare l’urgenza.
- Terapie riabilitative, spesso adottate in combinazione con i farmaci.
Cosa fare se le terapie di primo livello non funzionano?
Quando i trattamenti farmacologici e riabilitativi non sono sufficienti, si può ricorrere a terapie di secondo livello, tra cui:
- Iniezione intravescicale di farmaci, utili a ridurre l’iper-contrattilità.
- Neuromodulazione vescicale, attuabile con stimolazione del nervo tibiale tramite piccoli elettrodi applicati al piede, o la neuromodulazione sacrale, mediante un piccolo intervento chirurgico che stimola direttamente le radici sacrali per normalizzare la funzionalità della vescica.
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La mindfulness aiuta a ridurre lo stress?
Cos'è la mindfulness e perché è utile
Il termine mindfulness non ha una traduzione precisa in italiano. La parola che più si avvicina è consapevolezza. Si tratta di una pratica derivata dalla meditazione buddista, successivamente adattata in ambito clinico come strumento terapeutico per la gestione dello stress.
Nel nostro centro, viene proposta all’interno di un percorso specifico e strutturato, chiamato MBSR, pensato per insegnare a gestire lo stress in modo efficace.
La mindfulness non è rilassamento passivo
È importante chiarire che la mindfulness non coincide con il rilassamento né con l’accettazione passiva delle situazioni. Al contrario, parte da un presupposto realistico: la vita è composta da eventi piacevoli e spiacevoli, e non è sempre possibile, né utile, evitare quelli negativi.
L’obiettivo non è quello di eliminare il disagio, ma di entrare in relazione con esso in modo costruttivo, senza perdere di vista i propri bisogni. È questo approccio che consente di gestire lo stress in modo più efficace e duraturo.
Quali benefici si possono ottenere dalla pratica
Attraverso esercizi selezionati, la persona impara a sviluppare consapevolezza rispetto a ciò che sente e prova, momento per momento. Questo tipo di attenzione è:
- aperta;
- non giudicante;
- rivolta al presente.
I risultati più frequenti sono:
- maggiore concentrazione;
- miglior gestione dei comportamenti impulsivi;
- crescita dell’autostima;
- capacità di affrontare meglio le situazioni stressanti;
Tutto questo si traduce in un miglioramento del contatto con sé stessi e in una maggiore qualità nelle relazioni con gli altri.
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Autismo e sport: il movimento come strumento di benessere, crescita e inclusione
Lo sport, oltre a essere un prezioso alleato per la salute fisica, può trasformarsi in un vero e proprio strumento abilitante per le persone autistiche. Quando viene adattato con consapevolezza e competenza, l’esercizio fisico diventa occasione di espressione, apprendimento, relazione e scoperta.
Il nostro Presidio propone attività e percorsi abilitativi per i bambini autistici, corsi Parent Training per i genitori e i familiari e si impegna da sempre a diffondere informazioni sullo spettro autistico perché ci sia maggiore consapevolezza delle caratteristiche delle persone autistiche e sempre più inclusione, come è accaduto in occasione delle Special Olympics ospitate quest’anno nel nostro territorio.
Quali sono i benefici dello sport per i bambini autistici?
L’attività motoria regolare porta vantaggi significativi su più piani. Nei bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico, lo sport può contribuire a:
- migliorare le abilità motorie, come equilibrio, coordinazione e forza muscolare, spesso compromesse nei soggetti autistici a causa della disprassia (disturbo dello sviluppo neurologico che colpisce la coordinazione e la pianificazione dei movimenti, sia quelli fini che quelli grossolani);
- ridurre i comportamenti ripetitivi e stereotipati, grazie alla concentrazione richiesta dall’attività;
- potenziare l’attenzione e le funzioni cognitive, migliorando anche l’autoregolazione emotiva;
- alleviare ansia e stress, favorendo uno stato di maggiore rilassamento e benessere;
- promuovere l’interazione sociale, specialmente attraverso attività di gruppo, che stimolano cooperazione e comunicazione;
- favorire l’inclusione, grazie al contesto collettivo che valorizza ogni partecipante, nel rispetto delle differenze;
- aumentare l’autostima, attraverso il riconoscimento dei risultati raggiunti e dei progressi ottenuti.
Come aiutare un bambino autistico ad avvicinarsi allo sport?
Per molti bambini autistici, iniziare una nuova attività può essere fonte di ansia o disagio. Il ruolo della famiglia è fondamentale in questo processo. Nei nostri percorsi di Parent Training, aiutiamo i genitori a:
- comprendere le attitudini e i bisogni specifici del bambino;
- individuare attività compatibili con le sue abilità e interessi;
- gestire eventuali difficoltà legate alla rigidità comportamentale o al cambiamento di routine;
- trovare ambienti sportivi inclusivi, con personale formato e contesti accoglienti;
- integrare lo sport nella vita quotidiana come strumento di benessere e divertimento, non come “terapia”.
Come favorire l’inclusione sociale attraverso lo sport?
La condivisione di attività con i pari è un potente motore di crescita sociale. Attraverso lo sport, i bambini autistici possono apprendere comportamenti relazionali come:
- l’alternanza nei turni,
- la collaborazione,
- il rispetto degli spazi e delle regole comuni.
La presenza di coetanei funge anche da stimolo facilitando l’emergere di nuove competenze. Tuttavia, per molte persone nello spettro, il contesto sociale può risultare inizialmente sovrastimolante: per questo è fondamentale prevedere un avvicinamento graduale e supportato, con figure educative che facilitino la partecipazione attiva.
L’importanza di un progetto riabilitativo personalizzato
Il Presidio Sanitario San Camillo è un punto di riferimento a livello regionale per i percorsi abilitativi e riabilitativi dedicati a bambini e ragazzi autistici. Il nostro approccio non si limita solo all’intervento clinico sul soggetto, ma mette al centro anche la famiglia, riconoscendone il ruolo fondamentale nel percorso educativo, terapeutico e relazionale.
L’obiettivo non è solo lo sviluppo di competenze, ma la possibilità per ogni persona, a partire dai più piccoli, di sperimentare se stessa in un ambiente accogliente, stimolante e ricco di significato.
Come si diventa resilienti allo stress?
La psicologia rappresenta un valido supporto nell’apprendere strategie efficaci di gestione dello stress. Spesso, di fronte a situazioni percepite come eccessive, si tende a mettere in atto comportamenti di evitamento: inizialmente questi offrono un sollievo immediato, ma nel tempo aumentano la sensibilità allo stress, facendo percepire come insormontabili anche sfide semplici.
Come la psicologia aiuta nella gestione dello stress?
Un percorso di psicoterapia consente di modificare il modo in cui reagiamo allo stress, sviluppando la capacità di tollerarlo e affrontarlo in modo consapevole, distinguendo ciò che è realmente sotto il nostro controllo da ciò che non lo è.
Qual è il ruolo della psicoterapia nello sviluppo della resilienza?
Lo stress può portare a sentirsi persi, sovrastati e disconnessi dai propri bisogni, con difficoltà a formulare obiettivi realistici e raggiungibili.
La psicoterapia lavora su questo piano, aiutando la persona a:
- riconoscere i propri bisogni;
- stabilire obiettivi concreti e realizzabili;
- mantenere la capacità di agire in modo efficace anche sotto pressione.
Quali tecniche si usano per affrontare lo stress?
Attraverso tecniche specifiche, la psicoterapia interviene su tutte le componenti dello stress:
- le sensazioni corporee;
- le emozioni;
- i pensieri ricorrenti.
Questo lavoro permette di restare nella situazione stressante con un’attivazione equilibrata e costruttiva, preservando la capacità di risolvere i problemi con efficacia.
Dopo un'operazione chirurgica può esserci incontinenza urinaria?
L’incontinenza urinaria può insorgere dopo un evento chirurgico ginecologico.
Nella donna, per esempio, può comparire in seguito a un intervento correttivo per prolasso vescicale o uterino, oppure a un intervento più invasivo sulla vescica, come la sostituzione della vescica con una parte dell’intestino.
In questi casi, la donna presenta normalmente incontinenza urinaria da sforzo, soprattutto nella fase iniziale post-operatoria.
È necessario intraprendere un percorso riabilitativo del pavimento pelvico, per migliorare il sistema di tenuta e compressione sull’uretra, coinvolta durante l’intervento chirurgico.
L’incontinenza post-operatoria può colpire anche gli uomini?
Sì, l’incontinenza urinaria post chirurgica si verifica anche nell’uomo, in particolare dopo un intervento alla prostata.
Può trattarsi sia di una patologia benigna, come l’adenoma prostatico (ipertrofia prostatica benigna), sia di una patologia maligna, come il carcinoma della prostata.
Nel primo caso, l’intervento prevede l’enucleazione dell’adenoma, lasciando la restante parte della ghiandola sana.
Nel secondo caso, l’intervento è più radicale: viene asportata completamente la prostata e anche una parte dell’uretra, rendendo l’operazione molto più invasiva.
Quanto è frequente l’incontinenza dopo intervento prostatico?
Dopo un intervento per carcinoma prostatico, è molto probabile che l’uomo sviluppi un’incontinenza urinaria importante.
Le stime indicano che fino al 30-35% degli uomini operati possa presentare una sintomatologia significativa.
Cosa fare in caso di incontinenza post-operatoria?
A partire dal terzo mese dopo l’intervento chirurgico, è indicato avviare una terapia riabilitativa.
L’obiettivo è ripristinare una competenza muscolare adeguata e aiutare il paziente a modificare lo stile di vita, insegnandogli a contrarre correttamente la muscolatura del pavimento pelvico.
Quali sono le forme di incontinenza più frequenti?
Nelle prime settimane può comparire un’incontinenza da urgenza, legata a una problematica vescicale transitoria.
Successivamente, prevale l’incontinenza urinaria da sforzo, poiché durante l’intervento è stata coinvolta una parte dello sfintere uretrale e vescicale, componente fondamentale per la continenza maschile.
Si possono fare sedute di psicoterapia a distanza?
La pandemia ha insegnato nuovi modi per approcciare le persone e per eseguire trattamenti anche quando il paziente è impossibilitato a recarsi in presenza per le sedute.
La psicoterapia online mantiene il contatto tra psicoterapeuta e paziente attraverso lo schermo. In questa modalità è possibile affrontare le tematiche emotive, cognitive e comportamentali che il paziente presenta come problematiche.
Le tecniche usate a distanza sono le stesse di quelle in presenza?
Sì. Anche nella modalità online vengono utilizzate le stesse tecniche terapeutiche impiegate durante le sedute in presenza. La qualità del lavoro psicoterapeutico resta invariata, garantendo un supporto efficace e continuativo, anche a distanza.
Problemi di memoria: quando è necessaria una valutazione neuropsicologica?
I primi segnali di perdita di memoria possono causare ansia e preoccupazione: è naturale che il paziente abbia dubbi sull'eventuale insorgenza di una patologia.
La valutazione neuropsicologica consente di individuare l’origine, la tipologia e l'entità dei sintomi, fornendo una prima chiara diagnosi.
In caso di riscontro oggettivo di un quadro patologico, si potrà pianificare un tempestivo trattamento riabilitativo finalizzato a contenere i sintomi e a ridurne l'interferenza con il normale svolgimento delle attività quotidiane del paziente.
Lo specialista può inoltre suggerire strategie efficaci per l'apprendimento di tecniche di compensazione delle capacità indebolite.
Il profilo cognitivo del paziente redatto dal neuropsicologo consente anche di monitorare l'andamento della sintomatologia nel tempo, verificando l'efficacia del trattamento riabilitativo e monitorando la traiettoria di sviluppo di un'eventuale patologia degenerativa.
Come si svolge una seduta di psicoterapia cognitivo-comportamentale?
Una seduta di psicoterapia comportamentale è un incontro tra la persona e il terapeuta.
Nel corso del primo incontro, il terapeuta guiderà la persona ad esplorare quali sono le difficoltà emotive e relazionali o le situazioni di stress che l’hanno portata a chiedere aiuto.
Come viene strutturato il percorso terapeutico?
Successivamente, sulla base della gravità del disturbo e delle necessità del paziente, verrà programmato un percorso che rispetti pienamente i desideri e gli obiettivi che la persona vuole ottenere.
Si tratta di salire sulla stessa macchina: al volante resta la persona che ha chiesto aiuto, ma lo psicoterapeuta sarà al suo fianco per guidarla in questo viaggio.
Quanto dura una psicoterapia cognitivo-comportamentale?
La durata della psicoterapia è variabile, e dipende dalle necessità del paziente e dall’intensità dei suoi sintomi.
Normalmente, una psicoterapia cognitivo-comportamentale si svolge con una frequenza di un colloquio a settimana.
Tuttavia, se questa frequenza risulta impegnativa, anche una cadenza quindicinale può portare a risultati positivi.
Quando il percorso è già avviato e il paziente inizia a consolidare i cambiamenti nella propria vita quotidiana, si può arrivare a una frequenza mensile, utile a mantenere i risultati raggiunti, fino alla conclusione definitiva della terapia.
Giornata nazionale per prevenzione e cura dell’incontinenza
L’incontinenza è una condizione che colpisce milioni di persone, soprattutto donne, ma che rimane spesso taciuta per imbarazzo o disinformazione. Eppure, si tratta di un disturbo medico curabile, che può essere affrontato con successo se riconosciuto per tempo. La Giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell’incontinenza, che ricorre il 28 giugno, nasce proprio con l’intento di rompere il silenzio e promuovere attività di informazione.
Quando preoccuparsi? I sintomi dell’incontinenza da non ignorare
Molte persone convivono con perdite urinarie occasionali pensando siano “normali con l’età” o “inevitabili dopo il parto”. In realtà, sintomi come la necessità impellente di urinare, la difficoltà nel trattenere l’urina sotto sforzo o le perdite accidentali durante attività quotidiane, sono segnali che meritano attenzione.
L’incontinenza può manifestarsi in forme diverse:
- da sforzo (in occasione di tosse, starnuti o attività fisica);
- da urgenza (quando il bisogno di urinare è improvviso e irrefrenabile);
- mista (una combinazione delle precedenti).
Rivolgersi a un centro specializzato consente di individuare il tipo di incontinenza e agire con tempestività.
Diagnosi e trattamento dell’incontinenza: il ruolo del San Camillo di Torino
Il Presidio Sanitario San Camillo di Torino è riconosciuto come centro regionale per la diagnosi e cura dell’incontinenza urinaria. Grazie a un’équipe multidisciplinare, composta da fisiatri, fisioterapisti e infermieri, la struttura offre un percorso completo dalla valutazione alla riabilitazione.
Il trattamento si basa su approcci conservativi, tra cui:
- riabilitazione del pavimento pelvico;
- tecniche di biofeedback;
- terapia comportamentale;
- in alcuni casi, consulenza farmacologica o chirurgica.
Il servizio è rivolto sia a donne che a uomini, e può trattare anche condizioni post-operatorie (es. dopo interventi alla prostata) o legate a patologie neurologiche.
Come si effettua una diagnosi di incontinenza urinaria?
Il 28 giugno è la Giornata nazionale per la prevenzione e cura dell'incontinenza. Ma come si riconosce questa problematica?
La diagnosi dell'incontinenza urinaria è prettamente clinica, ovvero con derivazione dall’anamnesi e dall'esame obiettivo.
La descrizione accurata dei sintomi da parte del paziente ci consentirà di capire se l'incontinenza si presenta in occasione di sforzi come tosse, starnuti, cammino, corsa, oppure in situazioni di urgenza, cioè quando vi è uno stimolo minzionale così improvviso da non consentire di arrivare in tempo ad un servizio igienico.
Quali sono gli esami per la diagnosi dell’incontinenza urinaria?
Esistono alcuni strumenti di diagnosi più complessi che devono essere utilizzati per escludere eventuali cause organiche dell'incontinenza urinaria. In una prima fase vengono effettuati gli esami di primo livello:
- ecografia vescicale per valutare che non vi sia un elevato residuo post-minzionale.
- esame delle urine e un’urinocoltura per escludere che vi siano infezioni a carico delle vie urinarie.
Gli esami di secondo livello servono a definire meglio le forme di incontinenza più complesse; ne è un esempio l'esame urodinamico, un’indagine che studia la funzionalità del basso tratto urinario, cioè vescica ed uretra, sia nella fase di riempimento che di svuotamento.
Quali sono le cause dell’incontinenza urinaria?
L’incontinenza urinaria è una condizione ad alta prevalenza definita come una qualsiasi perdita urinaria attraverso l'uretra che si verifica in condizioni e tempi non appropriati per un'adeguata minzione.
Le cause dell’incontinenza urinaria nelle donne
Le cause principali dell’indebolimento del sistema sfinterico femminile possono essere due:
- l’invecchiamento che si verifica soprattutto dopo la menopausa.
- la maggiore sensibilità dovuta al parto, in questo caso l’incontinenza è transitoria e tende poi a risolversi.
Altri fattori che possono portare a tale condizione sono legati ad una disfunzione vescicale.
In questi casi l’organo non riesce più a distendersi adeguatamente, il muscolo vescicale detrusore si contrae anticipatamente a quello che è la minzione prevista, generando uno stimolo inaspettato e dunque un'incontinenza urinaria da urgenza.
Il Presidio Sanitario San Camillo si impegna quotidianamente nella diffusione delle informazioni in merito all'incontinenza urinaria. Per questo tiene a informare tutti i suoi utenti che il giorno 28 giugno ricorre la Giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell'incontinenza, un momento fondamentale per divulgare consapevolezza sul tema e parlare di prevenzione e trattamenti.
Bilancio sociale sui dati 2021: il racconto della giornata
Ieri abbiamo presentato il nostro Bilancio Sociale sui dati del 2021. È stata una giornata ricca di interventi, che hanno coinvolto i nostri medici specialisti, la direzione e i rappresentanti delle principali istituzioni piemontesi.
A fare da moderatore c’era il dott. Francesco Arnoletti, direttore sanitario del Presidio.
Franco Ripa, Responsabile della Programmazione dei servizi sanitari e socio-sanitari della Regione Piemonte, ha aperto la presentazione raccontando il progetto dell’Azienda Zero che si pone come obiettivo la miglior gestione e controllo del servizio sanitario.
Il canonico Don Alessandro Giraudo, Vicario Generale, ha sottolineato invece come al San Camillo, in quanto ente no profit, sia forte la volontà dei religiosi e di tutti i lavoratori di mettere al centro la persona e le sue necessità.
A seguire, il professore Marco Minetto, Direttore della Scuola di Specialità in Medicina Fisica e Riabilitativa ha portato i saluti del Rettore dell’Università, e la dottoressa Elena Teresa Tropiano, Direttore Amministrativo dell’Asl della città di Torino, auspica il completo recupero delle attività successivo al periodo Covid.
Il dottor Jacopo Rosatelli, Assessore al Welfare, Diritti e Pari Opportunità, rilancia l’importanza del Bilancio Sociale come mezzo di collaborazione affinché nessuno sia isolato all’interno della società.
In ultimo Padre Bebber, amministratore delegato della Fondazione San Camillo, attraverso la parabola del buon samaritano incita a fermarsi ad aiutare le persone in difficoltà dando loro speranza.
il dottor Marco Salza, direttore generale del Presidio Sanitario San Camillo, è intervenuto sollevando la questione legata tra carisma e gestione riportando le parole di Alessandra Smerilli Segretaria ad interim del dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale:
“Tenere dissociato il carisma dalla gestione è un problema per un ente del terzo settore, se la gestione viene sottovalutata nasce il problema economico, se il carisma viene sottovalutato nasce il problema carismatico, quindi far parte del terzo settore non si fa con lo scopo di pagare meno tasse ma lavorare per dei valori”.
I principi metodologici del Bilancio Sociale sono stati espressi da Christian Rainero, professore del Dipartimento di management dell’Università di Torino, attraverso la spiegazione della matrice di materialità che mette a confronto le variabili strategiche per tutti gli stakeholder coinvolti. Attraverso questo strumento è possibile misurare l’impatto dei temi rilevanti nei confronti degli stakeholder.
Nel corso della mattinata sono state esposte le storie più significative che hanno coinvolto l’équipe medica del San Camillo.
Per la sezione dedicata alla riabilitazione, la dottoressa Silvia Di Carlo, fisiatra, ha raccontato l’evoluzione del progetto A.L.B.A la carrozzina che integra i sistemi di guida autonoma con le tecnologie della robotica controllata attraverso la voce.
Per la ricerca il dottor Marco Di Monaco, fisiatra, ha spiegato come è strutturato il Comitato Scientifico, ha illustrato la sua funzione strategica che contribuisce alla diffusione del sapere nella comunità scientifica e in che modo nasce un progetto di ricerca.
Per la formazione il professor Marco Minetto, Direttore della Scuola di Specialità in Medicina Fisica e Riabilitativa, ha raccontato come è strutturato il sistema della formazione, come sono state distribuite le borse di studio nel corso degli anni e i successi dell’area formativa che comprendono 70 specializzanti solo nel dipartimento di medicina fisica e riabilitativa con una presenza sul territorio regionale di 19 strutture.
In conclusione, Il dottor Gianluca Manzo, Direttore amministrativo, ha illustrato come il valore economico creato e distribuito crei un impatto positivo sul territorio.
Il dottor Edoardo Barberis appartenente all’Ordine dei Commercialisti e Revisori Contabili di Torino, ha illustrato la validazione professionale del processo. Sottolineando l’importanza del valore inteso come la creazione della libertà delle persone all’interno delle istituzioni che ascoltano e mettono al centro l’essere umano.
L'evento si è concluso con il dottore Edoardo Milano, direttore SCRRF, che ha ringraziato tutti i lavoratori del San Camillo con l’augurio di continuare a condividere i valori umani e migliorarsi sempre di più mantenendo il carattere multidisciplinare che è una ricchezza per il San Camillo.
Come capire se si hanno problemi di memoria?
A tutti capita di dimenticare qualcosa: il portafoglio prima di uscire di casa, il nome di una persona conosciuta, un appuntamento o una parola durante una conversazione. Sono cose che accadono normalmente nella vita quotidiana, ma che diventano oggetto di attenzione quando aumenta la frequenza con cui accadono.
Attenzione ai campanelli d'allarme per i problemi di memoria
Se durante una conversazione si perde più volte il filo del discorso, non si rintracciano più le parole precise per esprimere un concetto, oppure si ripetono le stesse domande, allora diventa opportuno effettuare un approfondimento diagnostico. Ci sono altre situazioni a cui prestare attenzione, come lo smarrimento continuo di oggetti in casa, tanto da dover individuare dei luoghi fissi per riporli e poterli ritrovare o episodi di disorientamento spaziale in strade e luoghi conosciuti.
Nel caso di patologie degenerative, spesso sono i familiari o le persone vicine a notare i primi segnali di un calo della memoria, notando un cambiamento rispetto al passato. Lo psicologo, attraverso una valutazione cognitiva, sarà in grado di distinguere se si tratta di un declino fisiologico associato all’età oppure l'insorgere di un decadimento cognitivo.
Un’iniziativa per sottolineare l’importanza delle buone pratiche in ambito ospedaliero, mettendo sempre al centro il benessere e la salute della persona.
Un centro di secondo livello dedicato alla prevenzione, diagnosi e cura dell’incontinenza urinaria con percorsi riabilitativi personalizzati.
Un’occasione per sensibilizzare e informare sull’importanza della fisioterapia per un invecchiamento in buona salute.