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Vertigine parossistica posizionale benigna: la più comune causa di vertigini

2024-10-02
Vertigine parossistica posizionale benigna: la più comune causa di vertigini

Presso il Presidio è attivo dal 2000 un servizio specialistico riabilitativo aperto alle persone che soffrono di disturbi dell'equilibrio

La vertigine parossistica posizionale benigna è la prima causa di vertigini in tutte le fasce d'età, salvo nell'infanzia. È dovuta al distacco di cristalli di carbonato di calcio contenuti nel labirinto, che si chiamano otoliti e che vanno a incunearsi all'interno di tubicini, sempre contenuti nel labirinto, chiamati canali semicircolari. La presenza di otoliti nei canali semicircolari scatena delle crisi di vertigine, anche estremamente violente, in seguito a banali movimenti del capo e del corpo. Le crisi si ripetono più volte nella giornata, ma sono tutte di durata molto breve. 

 

Quali sono le cause di queste vertigini?

Le cause della vertigine parossistica posizionale benigna non sono chiaramente note: nel tempo sono stati chiamati in causa numerosi fattori, come disturbi di tipo autoimmunitario, esiti di traumi, e forse forme familiari o malattie virali. Sempre più spesso, soprattutto in base ai dati della ricerca recente, la forma che colpisce gli anziani viene interpretata come una patologia di origine vascolare ischemica e, come tale, quindi possibile segno di complicanze più gravi, sempre nell'ambito delle patologie cardiovascolari.

 

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Mi chiamo Alessandra Comazzi, sono giornalista, torinese, ho 67 anni e sono neuropatica. Mi occupavo di spettacoli, facevo il critico televisivo per un quotidiano, La Stampa. Adesso mi occupo soprattutto di tornare a camminare e di reimparare a usare le mani. Un bel salto anche emotivo. Perché c’è la fede, certo, ma poi ci sono la carità, e la speranza. Le tre virtù cardinali. E ho imparato che forse, in certi momenti difficili, proprio la speranza è la virtù più impervia.

Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.

 

Leggi la testimonianza nell'articolo de L'Osservatore Romano

Alessandra Comazzi, giornalista piemontese, racconta in modo profondo e coinvolgente la sua malattia e l’esperienza fatta tra le mura del nostro Presidio.

Ecco qualche breve stralcio dell’articolo:

 

"Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.”

 

Infine aggiunge un ringraziamento molto speciale:

"La mia è una semplice testimonianza, non ho competenze tecniche o scientifiche. In questo percorso che non è solo riabilitativo, ma è anche di fede e ringraziamento, vorrei restituire a tutte le donne e gli uomini che mi sono stati e mi sono vicini, qualcosa di quello che mi è stato donato. Il dono di medici, infermieri, operatori sociosanitari, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti, psicologi, è stata una continua ricerca di senso, oltre che di professionalità”

 

Leggi l’articolo per intero su La Stampa

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