Il trattamento fisioterapico delle tendinopatie: un approccio basato sulle prove di efficacia

2023-03-27
Il trattamento fisioterapico delle tendinopatie: un approccio basato sulle prove di efficacia

La nostra formazione avanzata propone un intero percorso formativo relativo alle tendinopatie che, nelle moderne società occidentali, risultano tra le più comuni patologie muscolo-scheletriche, soprattuto nell’ambito delle attività sportive.

 

La gestione delle tendinopatie da overuse è clinicamente problematica. Spesso si tratta di persone di diversa età, con tendini sottoposti a carichi diversi, con vari gradi di dolore, irritabilità e capacità funzionale
Alla luce delle migliori prove di efficacia, durante il nostro corso verrà presentato e praticato un approccio completo di valutazione e trattamento.

Informazioni sul corso

 

Il corso è rivolto a fisioterapisti e medici, ed è accreditato ECM

Date del corso: 5-7 maggio 2023

Il docente è il dottor Marco Minchillo, Fisioterapista e specialista in Fisioterapia dello Sport, che nell’edizione del 2022 ha ricevuto un punteggio di 3,87 su 4,00 da parte dei partecipanti alla valutazione richiesta dal sistema ECM. Il progettista del corso è Marco Trucco.

Iscriviti entro il 1 aprile per usufruire dell’early booking!

Scarica la scheda di iscrizione e inviala a segreteria.formazione.torino@camilliani.net dopo averla compilata in ogni sua parte.
QUOTA DI PARTECIPAZIONE
275 euro fino al 1 aprile, dopo 325 euro
Pagamento attraverso bonifico bancario
Fondazione Opera San Camillo
BANCA INTESA SAN PAOLO
IBAN IT28R0306909606100000073035
Causale bonifico: inserire il nominativo del corsista e titolo del corso 

 

Scarica la brochure del corso

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Mi chiamo Alessandra Comazzi, sono giornalista, torinese, ho 67 anni e sono neuropatica. Mi occupavo di spettacoli, facevo il critico televisivo per un quotidiano, La Stampa. Adesso mi occupo soprattutto di tornare a camminare e di reimparare a usare le mani. Un bel salto anche emotivo. Perché c’è la fede, certo, ma poi ci sono la carità, e la speranza. Le tre virtù cardinali. E ho imparato che forse, in certi momenti difficili, proprio la speranza è la virtù più impervia.

Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.

 

Leggi la testimonianza nell'articolo de L'Osservatore Romano

Alessandra Comazzi, giornalista piemontese, racconta in modo profondo e coinvolgente la sua malattia e l’esperienza fatta tra le mura del nostro Presidio.

Ecco qualche breve stralcio dell’articolo:

 

"Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.”

 

Infine aggiunge un ringraziamento molto speciale:

"La mia è una semplice testimonianza, non ho competenze tecniche o scientifiche. In questo percorso che non è solo riabilitativo, ma è anche di fede e ringraziamento, vorrei restituire a tutte le donne e gli uomini che mi sono stati e mi sono vicini, qualcosa di quello che mi è stato donato. Il dono di medici, infermieri, operatori sociosanitari, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti, psicologi, è stata una continua ricerca di senso, oltre che di professionalità”

 

Leggi l’articolo per intero su La Stampa

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