Il servizio di neuropsicologia al Presidio Sanitario San Camillo

2022-05-19
Il servizio di neuropsicologia al Presidio Sanitario San Camillo

Il Servizio di neuropsicologia si occupa di diagnosi e riabilitazione dei pazienti che presentano un deficit cognitivo dovuto a traumi, ictus, malattie neurologiche, oncologiche e degenerative e dà particolare risalto all’attenzione, alla percezione, alla memoria, alle capacità di ragionamento, al linguaggio e al comportamento

Esperienza, professionalità e competenza di alto livello garantiscono i migliori risultati nei processi di individuazione delle problematiche rilevate e delle possibili e più efficaci soluzioni.

Il nostro Servizio è composto da neuropsicologhe con grande esperienza, che approfondiscono continuamente i loro studi per essere puntualmente aggiornate e per incrementare le loro capacità riguardo a diagnosi e trattamenti neurocognitivi di comprovata efficacia.

Il Servizio di neuropsicologia ha in dotazione i più importanti e precisi test di valutazione cognitiva. Questi test, altamente professionali, utilizzati con competenza ed esperienza, permettono alle neuropsicologhe di avere chiaro il quadro cognitivo del paziente, e consentono successivamente di delineare il miglior percorso di riabilitazione specifico e personalizzato

Il Servizio di neuropsicologia propone valutazioni neuropsicologiche per perizie, per diagnosi precoci, per commissioni mediche (invalidità, rinnovo patente di guida, inabilità lavorativa ecc.) e per trattamenti riabilitativi singoli e di gruppo. I trattamenti si avvalgono di esercizi computerizzati specifici per ogni funzione che risulti necessario incrementare, di compiti costruiti su misura in base alle caratteristiche uniche ed individuali del paziente e dell’uso delle lenti prismatiche per il potenziamento dell’attenzione.

Il Servizio di neuropsicologia del Presidio Sanitario San Camillo di Torino ha come mission donare la propria professionalità, esperienza, competenza e la propria vocazione a supporto di chi ne ha più bisogno, diventando un punto di riferimento per il paziente e per la sua famiglia.

 

A cura di Dott.ssa Patrizia Gindri
Psicologa, psicoterapeuta, terapeuta esperta di EMDR, Responsabile del Servizio di Psicologia.

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Mi chiamo Alessandra Comazzi, sono giornalista, torinese, ho 67 anni e sono neuropatica. Mi occupavo di spettacoli, facevo il critico televisivo per un quotidiano, La Stampa. Adesso mi occupo soprattutto di tornare a camminare e di reimparare a usare le mani. Un bel salto anche emotivo. Perché c’è la fede, certo, ma poi ci sono la carità, e la speranza. Le tre virtù cardinali. E ho imparato che forse, in certi momenti difficili, proprio la speranza è la virtù più impervia.

Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.

 

Leggi la testimonianza nell'articolo de L'Osservatore Romano

Alessandra Comazzi, giornalista piemontese, racconta in modo profondo e coinvolgente la sua malattia e l’esperienza fatta tra le mura del nostro Presidio.

Ecco qualche breve stralcio dell’articolo:

 

"Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.”

 

Infine aggiunge un ringraziamento molto speciale:

"La mia è una semplice testimonianza, non ho competenze tecniche o scientifiche. In questo percorso che non è solo riabilitativo, ma è anche di fede e ringraziamento, vorrei restituire a tutte le donne e gli uomini che mi sono stati e mi sono vicini, qualcosa di quello che mi è stato donato. Il dono di medici, infermieri, operatori sociosanitari, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti, psicologi, è stata una continua ricerca di senso, oltre che di professionalità”

 

Leggi l’articolo per intero su La Stampa

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