Portale della Fondazione Opera San Camillo - Da dove arriva lo stress? - Da dove arriva lo stress? - Torino
Da dove arriva lo stress?
Per gestire lo stress, può essere utile un supporto psicologico, essendo una condizione di cui è difficile mettere a fuoco le cause. I fattori scatenanti possono essere di diverso tipo. Per esempio, possiamo identificare degli elementi ambientali, ovvero un contesto di vita particolarmente stressante:
- una situazione lavorativa eccessivamente impegnativa e richiedente
- una relazione conflittuale
- una dimensione familiare problematica
Tutti questi elementi possono portare a un livello di stress che può arrivare a comportare anche uno stato disfunzionale.
Nella vita quotidiana possono anche capitare una serie di eventi in grado di attivare reazioni di stress intense: per esempio una separazione, un lutto o la perdita del lavoro.
Si possono anche individuare alcuni fattori predisponenti che possono portare a sviluppare più rapidamente reazioni di stress disfunzionali:
- propensione ad avere un pensiero di tipo auto-svalutante
- sottostima delle proprie capacità di fronte alle difficoltà
- passata storia di eventi stressanti che porta ad essere più fragili se sotto pressione
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Mi chiamo Alessandra Comazzi, sono giornalista, torinese, ho 67 anni e sono neuropatica. Mi occupavo di spettacoli, facevo il critico televisivo per un quotidiano, La Stampa. Adesso mi occupo soprattutto di tornare a camminare e di reimparare a usare le mani. Un bel salto anche emotivo. Perché c’è la fede, certo, ma poi ci sono la carità, e la speranza. Le tre virtù cardinali. E ho imparato che forse, in certi momenti difficili, proprio la speranza è la virtù più impervia.
Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.
Leggi la testimonianza nell'articolo de L'Osservatore Romano
Alessandra Comazzi, giornalista piemontese, racconta in modo profondo e coinvolgente la sua malattia e l’esperienza fatta tra le mura del nostro Presidio.
Ecco qualche breve stralcio dell’articolo:
"Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.”
Infine aggiunge un ringraziamento molto speciale:
"La mia è una semplice testimonianza, non ho competenze tecniche o scientifiche. In questo percorso che non è solo riabilitativo, ma è anche di fede e ringraziamento, vorrei restituire a tutte le donne e gli uomini che mi sono stati e mi sono vicini, qualcosa di quello che mi è stato donato. Il dono di medici, infermieri, operatori sociosanitari, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti, psicologi, è stata una continua ricerca di senso, oltre che di professionalità”
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