La dedizione di Annamaria Barucca: 42 anni al servizio del San Camillo

2025-03-13
La dedizione di Annamaria Barucca: 42 anni al servizio del San Camillo

Dopo quarantadue anni di servizio, Annamaria Barucca ha concluso il suo contributo professionale al Presidio San Camillo di Torino. La sua storia non è solo un racconto di dedizione e professionalità, ma anche una testimonianza di quanto possa essere profonda la missione del prendersi cura.

 

Annamaria entra al San Camillo a soli diciannove anni, ma il suo legame con la struttura ha origini più lontane: suo zio era un sacerdote dell'Ordine dei Camilliani, e questo ha reso per lei il Presidio “una seconda casa sin dall’inizio” racconta Annamaria.

Il suo percorso inizia alla reception, ruolo fondamentale per il primo contatto con pazienti e familiari. Dopo nove anni, si sposta in altri ambiti: Ufficio Ricoveri, Ambulatorio, Farmacia, per poi tornare all'Ufficio Ricoveri e concludere la sua esperienza in Ambulatorio.

In oltre quattro decenni, Annamaria ha visto trasformare il San Camillo sotto molteplici aspetti, da quelli legati all’innovazione tecnologica, a quelli inerenti alla filosofia dell’assistenza del paziente. 

 

Questi e molti altri sono stati raccontati in un’intervista da cui emerge, senza filtro alcuno, una grande professionalità e passione per il suo lavoro.

Il San Camillo saluta Annamaria con gratitudine augurandole un meritato e sereno periodo di pensionamento, consapevole che la sua professionalità, il suo impegno e la sua umanità hanno lasciato un segno indelebile.

 

Buongiorno Annamaria e grazie per questa sua preziosa testimonianza. Le andrebbe di raccontarci gli esordi della sua carriera al San Camillo? Com’è stata accolta quando ha cominciato a lavorare al Presidio? È stato difficile inserirsi per una persona così giovane?

Nonostante avessi diciannove anni e nessuna esperienza, sono stata accolta benissimo fin da subito dai colleghi e da tutto l’ambiente lavorativo. Il mio carattere un po’ apprensivo non è stato un grande limite, e grazie a tutto lo staff non ho avuto difficoltà a inserirmi, sia sotto il profilo tecnico che sotto quello professionale.

 

Secondo lei cos’è cambiato nella visione dell’assistenza del malato dagli anni ’80 a oggi? Come ha fatto il Presidio a mantenere intatti i suoi valori?

Nei principi fondativi del Presidio c’è l'assistenza al malato, con l’impegno anche a trasmettere questa attenzione e sensibilità al personale dipendente.

 

Lei ha visto crescere il Presidio Sanitario e lo ha visto cambiare: che impatto ha avuto l’informatizzazione?

In quarantadue anni i cambiamenti sono stati davvero molti: nelle varie operatività d’ufficio, si è passati dall’uso di carta e penna alla quasi totale informatizzazione delle procedure. Questo ha portato a una maggior velocità operativa e a una semplificazione nella ricerca di informazioni.

 

Cosa rende il Presidio Sanitario San Camillo una struttura eccellente secondo lei?

Il Presidio è una struttura d’eccellenza sia sotto l’aspetto medico-sanitario, in quanto vi operano specialisti come medici, fisioterapisti e infermieri estremamente preparati, sia per le attrezzature innovative e mantenute sempre in perfetta efficienza.

Poi, secondo me, anche la splendida posizione della struttura, con la sua vista sul panorama delle montagne e l’ampio giardino curato, contribuiscono a renderla piacevole e accogliente non solo per i suoi pazienti, ma anche per il personale.

 

“Più cuore in quelle mani”. Che significato hanno queste parole di San Camillo per lei?

Per me questa frase rispecchia amore per il prossimo. Il Presidio è un luogo di cura in cui - utilizzando queste parole come guida - viene esaltata l’attenzione al malato in tutti i suoi aspetti, compresa una competenza colma di empatia.

Questa filosofia viene estesa a ogni angolo della struttura: tra i reparti di cura, nei rapporti con il personale impiegato, nei confronti dei pazienti e dei loro familiari, sia di quelli ricoverati, sia in situazioni di ricovero, sia nell’attività di riabilitazione verso pazienti esterni.

 

Da dove nasce il suo legame con la missione dei Camilliani?

Il mio legame con il San Camillo è radicato all’interno della mia famiglia. Mio zio era appartenente all’Ordine dei Camilliani e insieme ad altri suoi confratelli condividevano spesso con noi la loro missione per i luoghi di cura. Questa filosofia ha nutrito le mie aspirazioni fin dalla giovane età, portandomi poi a intraprendere questo lavoro con grande passione e dedizione. Per me il Presidio è sempre stato una seconda casa.

 

“Riabilitazione, Ricerca, Formazione”. Cosa significano queste 3 parole che guidano il lavoro del Presidio Sanitario San Camillo?

Questi tre principi, uniti alle sensibilità e alle attenzioni con cui il Presidio si occupa quotidianamente dei suoi pazienti e del personale, sono il motore grazie al quale la struttura rappresenta un punto di riferimento in ambito sanitario.

 

Per questa, e moltissime altre ragioni, auguro al Presidio di proseguire sulla strada che io ho avuto l’opportunità di condividere, fatta di valori e attenzione nei confronti di tutti, dai pazienti ai dipendenti.