Il Bilancio Sociale sui dati 2020 è in diretta streaming a partire dalle 16.00

2021-11-26
Il Bilancio Sociale sui dati 2020 è in diretta streaming a partire dalle 16.00

Quest'anno sarà possibile seguire la presentazione del Bilancio Sociale sui dati 2020 anche da casa. Per permettere infatti a tutti di partecipare all'importante appuntamento del Presidio, infatti, trasmetteremo la diretta dell'evento sulla pagina Facebook della struttura. Per partecipare basterà cliccare a questo link, a partire dalle ore 16.

Molti saranno gli ospiti che interverranno questa sera: dopo i saluti istituzionali verranno raccontate le storie più significative ed emozionati che hanno segnato tutto il 2020.

Durante l'evento verrà presentato il volume che descrive l'attività del Presidio Sanitario durante un anno che ha visto ognuno di noi affrontare diverse prove, sperimentare e crescere in diversi campi come quello tecnologico e della teleriabilitazione e ci ha spinti a guardare avanti con ancora più forza e coraggio. 
Verranno narrati non solo obiettivi e risultati, ma condivise soprattutto le storie del lavoro quotidiano, l'empatia e le voci di tutti coloro che ogni giorno vivono il Presidio San Camillo.

Sottoponendo un questionario a pazienti, famiglie, dipendenti e direzione, sono stati raccolti ed elaborati i dati che hanno stabilito le priorità di ognuno. Dai risultati sono emersi valori di interesse comune, delle matrici che hanno definito i temi trattati in questo Bilancio Sociale: Salute e sicurezza del paziente, Progetti, Covid19, Formazione, Relazioni con l'Università, Quadro economico, finanziario e organizzativo, Personale e politiche del lavoro, Pubblicazioni.

Il Bilancio Sociale vede il Presidio tra i precursori di questo modello, grazie anche alla consolidata collaborazione con l'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Torino e con il Dipartimento di Management dell'Università degli Studi di Torino: un appuntamento che dal 2011 riceve grande riconoscimento nel contesto regionale.

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DICONO DI NOI - Leggi gli articoli che vedono il Presidio Sanitario San Camillo protagonista

 

Mi chiamo Alessandra Comazzi, sono giornalista, torinese, ho 67 anni e sono neuropatica. Mi occupavo di spettacoli, facevo il critico televisivo per un quotidiano, La Stampa. Adesso mi occupo soprattutto di tornare a camminare e di reimparare a usare le mani. Un bel salto anche emotivo. Perché c’è la fede, certo, ma poi ci sono la carità, e la speranza. Le tre virtù cardinali. E ho imparato che forse, in certi momenti difficili, proprio la speranza è la virtù più impervia.

Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.

 

Leggi la testimonianza nell'articolo de L'Osservatore Romano

Alessandra Comazzi, giornalista piemontese, racconta in modo profondo e coinvolgente la sua malattia e l’esperienza fatta tra le mura del nostro Presidio.

Ecco qualche breve stralcio dell’articolo:

 

"Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.”

 

Infine aggiunge un ringraziamento molto speciale:

"La mia è una semplice testimonianza, non ho competenze tecniche o scientifiche. In questo percorso che non è solo riabilitativo, ma è anche di fede e ringraziamento, vorrei restituire a tutte le donne e gli uomini che mi sono stati e mi sono vicini, qualcosa di quello che mi è stato donato. Il dono di medici, infermieri, operatori sociosanitari, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti, psicologi, è stata una continua ricerca di senso, oltre che di professionalità”

 

Leggi l’articolo per intero su La Stampa

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