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È possibile fare prevenzione per il linfedema secondario?
Ultimamente è stato osservato come il linfedema secondario, soprattutto quello derivante da trattamenti oncologici, stia pian piano diminuendo in base ai diversi tipi di chirurgia.
Questo risultato è legato alle nuove indicazioni oncologiche più moderne, e in particolare alle migliori tecniche chirurgiche adottate.
Perché oggi il rischio di linfedema secondario è in calo?
Le tecniche più recenti permettono di ledere soltanto il linfonodo sentinella, evitando in molti casi l’asportazione completa delle sezioni linfonodali, ad esempio nel cavo pelvico o nel cavo ascellare.
Queste modalità chirurgiche più conservative riducono la possibilità di insorgenza del linfedema, rappresentando un importante passo avanti nella prevenzione secondaria.
Il linfedema può manifestarsi a distanza di anni dall’intervento?
Sì, i linfedemi secondari possono manifestarsi anche venti o trent’anni dopo l’intervento chirurgico primario.
Per questo motivo è importante mantenere sotto controllo l’arto affetto, anche a distanza di molto tempo dall’intervento iniziale.
Le moderne tecniche oncologiche e chirurgiche aiutano a ridurre il rischio di linfedema secondario. Fondamentale, però, un monitoraggio costante dell’arto coinvolto.
Al Presidio mettiamo al centro chi si prende cura ogni giorno con competenza e umanità, sostenendone la crescita con percorsi di formazione avanzata.
Come avviene la diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento? Proseguiamo la nostra intervista alla dottoressa Lorenzi, specialista del nostro Presidio.