Portale della Fondazione Opera San Camillo - La lettera del Direttore Generale Marco Salza - Torino
Vivere con l'ictus: presa in carico dei caregiver
L’idea del progetto è nata durante la pratica clinica quotidiana. Ci si è resi conto di come spesso, soprattutto per pazienti più complessi, la necessità di presa in carico dei caregiver risultasse fondamentale per incrementare le abilità pratiche e garantire un buon rientro al domicilio. Ma, anche, di quanto fosse nello stesso tempo frammentaria, scarsamente documentata, disomogenea e per questo talvolta ripetitiva. Spesso accadeva che il caregiver, seppur riconosciuto informalmente già nei primi giorni, venisse realmente inserito nel percorso di cure in modo tardivo con una serie di conseguenze che potevano determinare anche un prolungamento dei giorni di degenza senza neanche rispondere in maniera adeguata, peraltro, alle nuove necessità del paziente e dei suoi cari una volta rientrati a domicilio. Queste considerazioni, unite ad alcune esperienze professionali in altri contesti ospedalieri durante il percorso di studi del master in nursing delle neuroscienze di una collega infermiera, hanno portato alla definizione di un progetto.
Anche la letteratura scientifica ci ha supportato. È infatti ormai assodato che la presa in carico del paziente colpito da ictus debba avvenire a livello di équipe interdisciplinare e che sia altrettanto necessario individuare e coinvolgere nel progetto riabilitativo il caregiver informale nell’ottica di un rientro a domicilio funzionale e nei tempi di degenza stabiliti. Un caregiver correttamente educato e addestrato rispetto all’assistenza sarà in grado di gestire appropriatamente il proprio caro a casa e saprà divincolarsi nella matassa delle complicanze burocratiche che spesso rendono più complesse alcune fasi necessarie, come ad esempio la richiesta di invalidità o la gestione degli ausili. La formazione del caregiver perché sia realmente efficace deve avvenire fin dai primi giorni di ricovero del paziente e deve essere strutturata e documentata, in modo da evidenziare le criticità e risolvere durante il periodo di ospedalizzazione, nell’ottica di un passaggio fluido verso il domicilio eventualmente in continuità con le strutture del territorio, qualora ve ne sia la necessità.
LE FASI DEL PROGETTO
La prima fase della progettazione ci ha visti coinvolti nella preparazione del materiale di supporto da utilizzare. In particolare, è stato realizzato un opuscolo informativo sulla patologia e sul percorso intra ed extra ospedaliero post ictus e sono state ideate delle schede educative da proporre al caregiver. Il piano di lavoro prevede di individuare precocemente la figura che assumerà il ruolo di caregiver, valutandone le risorse interne ed esterne per cercare di comprendere se effettivamente la persona sarà in grado di ricoprire tale ruolo e in caso contrario attivare un percorso idoneo.
La fase successiva è stata quella della sperimentazione: un vero e proprio addestramento del caregiver, realizzato dall’equipe multidisciplinare riabilitativa e basato sulle necessità assistenziali del paziente. Le macroaree di intervento riguardano attività quali mobilizzazione, igiene e cura di sé, alimentazione, comunicazione ed aspetti cognitivi correlati ai deficit neurologici che insorgono tipicamente dopo un ictus. Per ogni area sono state progettate delle schede educative che vengono compilate dal terapista di riferimento e condivise tra gli operatori in modo che tutti possano fornire indicazioni omogenee al caregiver e al tempo stesso conoscere il livello di autonomia e conoscenze raggiunte dal caregiver. Per coadiuvare e rendere efficace l’intervento di presa in carico sono previste attività di counselingcon i terapisti della riabilitazione e con il sevizio di continuità assistenziale, è accessibile un servizio di auto mutuo aiuto gestito dall’associazione Alice Onlus e verrà fornita una brochure cartacea contenente informazioni sulla patologia, sul percorso intra ed extraospedaliero e sulla gestione dei bisogni di base del paziente e sulle attività riabilitative.
L’ultima fase riguarda il rientro al domicilio. È previsto un follow up telefonico con una duplice funzione: fornire un supporto al paziente e al suo caregiver mantenendo il principio di continuità assistenziale e valutare l’efficacia e la soddisfazione relative all’intervento di supporto e di educazione erogato durante il percorso di ricovero. Il follow up ha inoltre l’obiettivo di individuare eventuali criticità o bisogni non corrisposti in modo da poter rivalutare e migliorare la proposta di presa in carico del caregiver.
I NOSTRI TRAGUARDI
Tra gli obiettivi futuri, e una volta analizzati i dati al termine della fase sperimentale, si vorrebbe estendere il metodo a tutti i reparti del Presidio e valutare lo strumento come modello valido per l’educazione dei caregiver di tutti i pazienti ricoverati indipendentemente dalla patologia convinti che la presa in carico dei pazienti pasa anche da qui. Il progetto si allinea ai valori aziendali e ha avuto un impatto significatamente positivo sulle persone assistite e sugli operatori sanitari, per noi importante capitale umano. Il progetto, infatti, ha permesso agli operatori di sviluppare un modello assistenziale e riabilitativo adeguato ai bisogni di salute emergenti, e quindi in un certo senso perseguire una responsabilità sociale; esprimere in modo più completo e di qualità la presa in carico del paziente anche attraverso azioni educative e di sostegno; tessere una rete di competenze tecniche e relazionali più efficace all’interno dell’èquipe riabilitativa; lavorare con creatività allo stesso progetto, facendo emergere le proprie attitudini, chi più organizzative, chi più pratiche chi più intellettuali; condividere le fatiche, le crisi, il dubbio del fallimento. Per quanto riguarda il paziente e il suo caregiver, hanno potuto vivere la continuità delle cure superando la parcellizzazione dell’assistenza, sentire che qualcuno si prende cura del futuro sostenendo il percorso di cura post dimissione, riuscire a sperimentarsi e superare la solitudine nella gestione della persona fragile e rafforzarsi per poter affrontare le difficoltà del quotidiano e avere ancora un collegamento con l’ospedale grazie agli interventi di follow up.
Abbiamo raccolto e condividiamo la testimonianza del figlio del paziente L.: «Mio padre è stato ricoverato due volte al San Camillo per un ictus. La prima volta...
Si usa definire il personale che presta la propria attività all’interno di un’azienda come “Risorse Umane”. Con questa accezione si dà risalto all'aspetto del valore...
La storia che vogliamo raccontare non può essere sicuramente racchiusa in un anno, ma il 2018 crediamo rappresenti il raggiungimento della sua completezza...
La signora Anna, 70 anni, vive sola al terzo piano senza ascensore ed è un po’ sovrappeso con problemi di circolazione e cardiologici. Presenta un dolore inguinale...
Il documento è stato presentato ufficialmente mercoledì 18: le parole di stima delle autorità, la testimonianza diretta dei protagonisti e la firma di Riccardo, il ragazzo autistico che torna al Presidio per lavorare
Appuntamento mercoledì 18 settembre, alle 9.30, nella sede in strada Santa Margherita 136. Interverranno le persone che hanno contribuito nel 2018 con il loro operato alla vita del Presidio Sanitario
Spiega il professor Rainero: "Non ci si può accontentare dell'analisi costi-ricavi: ogni impresa si deve interfacciare con gli stakeholder per valutare il proprio impatto sul territorio e sulle persone"
La lettera del Direttore Generale Marco Salza
Anche quest’anno abbiamo deciso di proporre il Bilancio Sociale del Presidio Sanitario San Camillo. Per l’ottava edizione di questo significativo impegno, il percorso scelto è, ancora una volta, quello di avvalersi del supporto scientifico del Dipartimento di Management dell’Università di Torino e del così detto “Metodo Piemonte” promosso dall’Ordine dei Commercialisti e Revisori Contabili della Provincia di Torino. Nel 2018 la presentazione in una sede pubblica di altissimo prestigio come l’Università ha evidenziato il significativo livello del documento. Nello stesso tempo, non possiamo non soffermarci anche sul fatto che l’edizione passata è stata illustrata troppo avanti nell’anno.
Insieme agli Enti con cui collaboriamo per lo sviluppo del progetto nelle vostre mani, si è scelto di introdurre due significative novità. La prima novità è frutto dell’osservazione che il documento del 2017 dava una sensazione dell’Ospedale come di un Presidio “spezzettato” in molti servizi non rendendo giustizia del lavoro collaborativo, in rete e a stretto contatto, che le diverse realtà presenti hanno nel loro agire quotidiano. Si vuole dare, con questa edizione, una visione del Presidio più omogenea, con i servizi fotografati in relazione tra loro nel perseguire i tre obiettivi della Mission dell’Ospedale: Riabilitazione, Ricerca, Formazione. Si è perciò pensato di presentare il Presidio non come in passato, servizio per servizio, ma attraverso delle “storie” che fanno riferimento ai diversi “capitali” presenti al nostro interno. Ovviamente non tutte le vicende avvenute nel 2018, ma quelle più significative, quelle che hanno visto la loro realizzazione nella proficua collaborazione tra professionisti di aree diverse e che hanno fatto crescere la nostra realtà. Al fine di mantenere la certificazione dell’Ordine dei Commercialisti e Revisori contabili continueremo ad applicare il “Metodo Piemonte del Bilancio Sociale”, lavorando su 5 capitoli/capitali che caratterizzano la nostra struttura: Capitale Umano, Capitale Intellettuale, Capitale Sociale e Relazionale, Capitale Naturale, Capitale Economico, Finanziario e Organizzativo
La seconda novità è quella di consegnarvi un documento cartaceo più contenuto, graficamente speriamo più piacevole, alleggerito di molte tabelle ed altro materiale, che verranno pubblicate solo sul sito e non sull’edizione cartacea. Questa scelta, ci permette di garantire anche la presenza di quelle pagine che oggi non trovate presenti nella versione cartacea e che, con la pubblicazione del Bilancio Sociale sul web, vogliamo continuare a testimoniare: qualità, trasparenza, correttezza e umanità nel nostro agire. Sono valori che la Direzione del Presidio ritiene fondamenti su cui si vuole continuare a operare e migliorare collaborando con il SSN nella ricerca ulteriore della “tutela della salute”, principio costituzionale non differibile. Questo anche per cercare di superare un problema che oggi viviamo: la disparità di accesso alle cure. Per il nostro ospedale la mancanza di equità di accesso alle cure puòessere superata solo se continuiamo ad appartenere alla rete pubblica (conseguenza dell’essere un Presidio ex art.43/833), se seguitiamo ad essere convenzionati con il SSN e se veniamo percepiti come un elemento indispensabile nell’applicazione del principio di sussidiarietà a cui siamo chiamati a rispondere. Tutti elementi che vogliamo difendere in un momento storico in cui nulla è scontato e questi dati di fatto sembrerebbero messi in discussione.
Infine ritengo che tutto il lavoro fatto abbia un senso se come struttura Cattolica confermeremo che nelle nostre fatiche quotidiane interessano di più l’etica che l’etichetta, cioè il contenuto, con riferimento all’Uomo, che non la facciata; se rafforzeremo la nostra Identità (sapere “chi siamo” può infatti aiutarci a costruire meglio il futuro); se consolideremo il nostro ruolo. Il Bilancio Sociale vuole essere un aiuto per riflettere su cosa facciamo e come lo facciamo. In un momento in cui le risorse sono sempre più limitate e non devono essere sprecate, questa riflessione può aiutarci ad agire al meglio.
Marco Salza
Direttore Generale
In questi ultimi anni l’appuntamento del Bilancio Sociale è diventato sempre più importante per il nostro Presidio ed ha coinvolto via via tutto il personale nello sforzo di realizzare...
Con il presente Bilancio Sociale progredisce il modello di «Corporate Social Responsability del Presidio Sanitario San Camillo», anche grazie ad un evoluto approccio metodologico...