Portale della Fondazione Opera San Camillo - Un Bilancio Sociale non può essere fatto soltanto di numeri: come nasce quello del San Camillo - Torino
F.U.T. foglio unico di terapia: dalla carta all'informatizzazione
Nell’ambito della terapia farmacologica l’idea di passare da uno strumento di lavoro cartaceo a uno informatizzato è scaturita in parte da una difficoltà nella pratica clinica e dall’altra dalla consapevolezza che l’agire professionale, in questo caso infermieristico e medico, debba sempre essere sostenuto dal valore della sicurezza di pazienti e operatori. Il Foglio Unico di Terapia - unico perché utilizzato dai medici per la prescrizione e dagli infermieri per la somministrazione - prevede una compilazione scritta e manuale. Si tratta di un impegno quotidiano per gli infermieri. E lo è anche per i medici, in caso di modificazioni del piano terapeutico, talvolta periodico e più impegnativo nel caso della completa trascrizione al termine dei 15 giorni di somministrazione. Tale sistema comporta dei rischi legati a: leggibilità difficoltosa della prescrizione, per la grafia non sempre comprensibile; errori di trascrizione della prescrizione nella copiatura del foglio, che concorrono a provocare altri errori nella somministrazione della terapia stessa; uniformità relativa alla modalità di indicazione del farmaco prescritto: talvolta nomi commerciali diversi sono riferiti allo stesso principio attivo. Inoltre la copiatura del foglio richiede un significativo periodo di tempo nella trascrizione e comporta la necessità di preparare il nuovo foglio di terapia con un certo anticipo rispetto al termine del periodo stabilito.
LIMITI E RISCHI
I limiti e i rischi vissuti in prima persona dagli operatori hanno condotto a questa riflessione, che è stata supportata anche da un’analisi FMECA (Failure Mode, Effects, and Criticality Analysis) sulle fasi di prescrizione, preparazione e somministrazione condotta da diversi gruppi di analisi del rischio clinico delle diverse strutture della Fondazione San Camillo, compreso il nostro. Tutti ci siamo convinti, operatori e direzioni, che valesse la pena investire energie in questo progetto, ponendoci i seguenti obiettivi: rendere inequivocabile la prescrizione della terapia farmacologica; rendere leggibile e identificabile la firma del medico che prescrive la terapia farmacologica e quella dell’infermiere che la somministra; indicare il farmaco prescritto secondo il nome del principio attivo, attraverso un meccanismo automatico di scelta e di segnalazione dell’equivalenza tra nome commerciale e nome del principio attivo; indicare in tempo reale, attraverso meccanismi automatici di segnalazione, la mancanza di dati nella prescrizione (nome del farmaco, posologia, forma farmaceutica, orario di somministrazione, parametri per la somministrazione, firma del medico, firma dell’infermiere) o limiti temporali (durata della prescrizione); ottimizzare il tempo necessario per la compilazione della prescrizione; rendere condivisibile, per via informatica, il foglio unico di terapia tra medici e infermieri; revisionare la procedura sulla prescrizione e somministrazione dei farmaci.
LE FASI DEL PERCORSO
La prima fase ha visto principalmente coinvolto il servizio informativo e informatico. La scelta non è stata quella di utilizzare un prodotto presente sul mercato ma, stabiliti i criteri di massima, di costruirlo con una impostazione “flessibile” predisposta, in modo da accogliere le esigenze dei fruitori nel rispetto della normativa vigente. Il prodotto è stato così presentato a tutti i responsabili e servizi coinvolti che hanno, in più fasi, cercato di apportare accorgimenti, modifiche o piccole innovazioni, in base a competenze e abilità di ciascuno. Quando al gruppo di lavoro è sembrato che lo strumento fosse sufficientemente completo, si è cominciato a riflettere sulla possibile reazione che spesso accompagna un cambiamento: la resistenza all’utilizzo di uno strumento “nuovo”, che inevitabilmente andava a modificare una modalità operativa. Da qui è iniziata la seconda fase del progetto: pensare una modalità per permettesse ai principali fruitori (medici e infermieri) di cominciare a conoscere e manipolare lo strumento. Sono stati quindi organizzati laboratori a piccoli gruppi di 4/5 persone formati da medici e infermieri, con un referente del C.E.D. (Centro Elaborazione Dati). Il lavoro, che ha coinvolto tutti i medici, gli infermieri e i coordinatori infermieristici del Presidio, prevedeva una prima presentazione a video del sistema e, soprattutto, l’utilizzo simulato nella fase di prescrizione e somministrazione della terapia. Sono stati momenti importanti, che hanno permesso, da una parte, di considerare e far emergere le situazioni che si possono presentare nella pratica clinica con tutte le variabili, e dall’altra di comprendere come tradurle in modalità di lavoro fluide e sicure. Una volta conclusasi la sperimentazione, è stato scelto il reparto Azzurro per mettere in pratica il Foglio Unico di Terapia informatizzato, con le conseguenti modalità operative: consegna e verifica della funzionalità degli strumenti: tablet, cavo, rete wi-fi; recupero delle modalità di utilizzo tra gli infermieri e i medici del reparto attraverso l’inserimento di una scheda “esercitazione”; sperimentazione del F.U.T. su due pazienti, mantenendo il doppio strumento per tre settimane ; estensione del nuovo F.U.T. a tutti i pazienti. Si è trattato di un momento impegnativo che ha coinvolto medici e infermieri, accompagnati dagli operatori del C.E.D. che hanno supportato in questa fase il personale sanitario apportando, in tempi brevissimi, le modifiche necessarie e prioritarie per garantire la sicurezza di pazienti e professionisti. Per il futuro, le prospettive e le azioni riguardano: perfezionamento dello strumento, in particolare per i sistemi di alert, in modo da supportare gli operatori al mantenimento di un alto livello di attenzione; utilizzo del F.U.T. informatizzato in tutte le aree; integrazione del sistema con un braccialetto identificativo del paziente che, oltre ai dati anagrafici, avrà un codice a barre, grazie al quale un lettore ottico collegherà direttamente il paziente al foglio di terapia corrispondente; collegamento di questo sistema con quello di approvvigionamento dei farmaci.
LE PERSONE, LE RELAZIONI, L'ORGANIZZAZIONE
Parlando del nuovo sistema si potrebbe banalmente correre il rischio di sintetizzare pochi aspetti concreti, legati a informatica e tecnologia. Ma l'opportunità di studiare e sperimentare un nuovo strumento di lavoro ci ha permesso di mettere in campo l’insieme di risorse immateriali che, in una azienda, contribuiscono alla creazione di valore: il Capitale Intellettuale. Ovvero.
Le persone: ci si è dovuti, inizialmente, misurare con le proprie conoscenze, limiti ed emozioni per svolgere con una logica nuova (sistema informatico) e con una tecnologia nuova (tablet) la stessa attività praticata da anni (prescrizione e somministrazione del farmaco); si è creata una sorta di solidarietà professionale, con i più esperti che si sono messi a disposizione. Questo ha generato piccoli gruppi in cui sperimentare e prendere confidenza con il nuovo sistema.
Le relazioni, in particolare all’interno del Presidio: una collaborazione attiva con il C.E.D (che parla una lingua diversa dalla nostra); un rafforzamento del rapporto di fiducia (professionale) su diversi piani: tra medici e infermieri, per aiutarsi e autocorreggersi rispettando le diverse competenze; tra operatori sanitari e tecnici, superando la rigidità di entrambi nell’arroccarsi all’idea che l'aspetto sanitario sia prevalente su quello tecnico/tecnologico, e viceversa; tra operatori e Direzioni, nella convinzione di voler andare tutti nella stessa direzione, creando nuove modalità operative per la sicurezza e il comfort della persona assistita e gli operatori.
L’organizzazione: l’inserimento di un nuovo “elemento” in un sistema significa modificare le dinamiche del gruppo di lavoro e le modalità operative: ci costringe a ripensare all’organizzazione delle attività, trasformando il “saper fare” in “saper fare insieme”.
L’idea di questo progetto è nata dalla necessità di trasformare un processo manuale, attuato da un singolo operatore (SAP, Servizio Accompagnamento Pazienti), in uno strumento...
Nonostante gli straordinari passi avanti ottenuti in questi anni nel trattamento della Malattia di Parkinson (MP), l’effetto delle terapie farmacologiche o chirurgiche...
Le patologie osteoarticolari di natura artrosica rappresentano una delle più frequenti cause di dolore e di disabilità nell’adulto, al secondo posto tra le condizioni cliniche...
La signora Anna, 70 anni, vive sola al terzo piano senza ascensore ed è un po’ sovrappeso con problemi di circolazione e cardiologici. Presenta un dolore inguinale...
Un Bilancio Sociale non può essere fatto soltanto di numeri: come nasce quello del San Camillo
Christian Rainero è professore associato di Economia aziendale nel Dipartimento di Management dell'Università di Torino. Fa parte del Comitato di indirizzo e del Comitato di processo che ha partecipato alla redazione del Bilancio Sociale 2018. Gli abbiamo chiesto come si è svolto il lavoro.
Come e perché nasce un Bilancio Sociale?
Il bilancio sociale è un documento di rendicontazione (attualmente) volontaria che va oltre la sintesi economico-finanziaria del bilancio d’esercizio. Il bilancio d’esercizio è quel documento che, per legge, un’azienda deve redigere periodicamente per rendicontare la propria situazione economico-finanziaria e i propri risultati economici. Ma se vogliamo valutare a tutto tondo un’azienda, non ci si può accontentare di costi e ricavi. Ogni impresa si deve interfacciare con il territorio, l’ambiente, i lavoratori: gli stakeholder. Ecco perché, a parità di cifre, due soggetti possono avere un impatto estremamente diverso sul mondo che li circonda. Il bilancio sociale fonde queste due esigenze e valuta anche questo impatto, positivo o negativo che sia.
Quali sono le linee guida che deve seguire?
Il bilancio sociale viene pubblicato ogni anno, proprio come il bilancio di esercizio. Non esistono ancora delle vere e proprie normative vincolanti, che obblighino a trattare determinate questioni oppure a scegliere certi indicatori. Esistono però delle linee guida condivise a livello internazionale, come quelle del Global reporting initiative (GRI), o a livello locale (nazionale) come quelle del Gruppo di studio per il bilancio sociale (GBS). Siamo in attesa delle linee guida specifiche per il bilancio sociale degli ETS (Terzo settore). Il San Camillo da molti anni ormai costruisce il proprio bilancio sociale; inizialmente secondo linee GBS e, successivamente, introducendo gradualmente linee guida internazionali. L’obiettivo, per le prossime edizioni, è di un passaggio a un modello di bilancio sociale che risponda al framework GRI con la definizione e il monitoraggio periodico di indicatori di impatto sociale e di perseguimento degli Sdgs “Obiettivi di sviluppo sostenibile”.
Perché occorre concentrarsi sui vari Capitali?
L’analisi dei Capitali è un approccio metodologico. Attraverso l’analisi dei capitali che influenzano e sono influenzati dalle attività del San Camillo, si vuole comunicare in modo chiaro l’integrazione esistente e necessaria tra gli aspetti economici e quelli sociali e ambientali nei processi decisionali aziendali, ma anche nella definizione della strategia, nella governance e nel modello di attività del San Camillo.
In che cosa consiste il Metodo Piemonte? Come ha operato il vostro Gruppo di lavoro?
Per la costruzione del bilancio sociale del San Camillo si è seguito l’approccio operativo del “Metodo Piemonte”, nato anni addietro da una collaborazione inter-istituzionale di Regione Piemonte, Dipartimento di Management (già Facoltà di Economia) dell’Università degli Studi di Torino, Ires Piemonte e Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Torino.
Si è lavorato per gruppi di lavoro:
-
«Comitato scientifico di indirizzo», per la definizione dei riferimenti metodologici e la supervisione dell’intero processo
-
«Comitato di processo», per la direzione e il controllo dell’attività formativa e operativa
-
«Gruppo di applicazione metodologica e operativa», che ha curato la gestione operativa del Bilancio Sociale, secondo le metodologie e le tempistiche individuate nel cronoprogramma e in coordinamento e collaborazione con tutte le strutture interne del San Camillo.
L’intero processo e il documento sono poi stati oggetto di specifica revisione e analisi dell’«Organo di validazione professionale», che ha espresso il giudizio di conformità del documento ai requisiti del Metodo Piemonte.
Anche quest’anno abbiamo deciso di proporre il Bilancio Sociale del Presidio Sanitario San Camillo. Per l’ottava edizione di questo significativo impegno, il percorso scelto è, ancora una volta, quello di avvalersi ...
In questi ultimi anni l’appuntamento del Bilancio Sociale è diventato sempre più importante per il nostro Presidio ed ha coinvolto via via tutto il personale nello sforzo di realizzare...
Con il presente Bilancio Sociale progredisce il modello di «Corporate Social Responsability del Presidio Sanitario San Camillo», anche grazie ad un evoluto approccio metodologico...