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Quali esami effettuare in caso di incontinenza?
L’incontinenza urinaria è una condizione che può influenzare profondamente la qualità della vita di chi ne soffre, limitando attività quotidiane e creando disagio. Il servizio del Presidio Sanitario San Camillo di Torino per le disfunzioni del pavimento pelvico e dell’incontinenza urinaria offre un approccio multidisciplinare, volto a identificare e trattare con precisione questa problematica.
Esame obiettivo
Un primo passo fondamentale è l’esame obiettivo del paziente. In questa fase il medico valuterà i sintomi e raccoglierà informazioni essenziali. Durante l’esame, il medico può osservare eventuali cambiamenti nella zona pelvica e raccogliere dettagli sul tipo di incontinenza manifestata. A seconda delle osservazioni iniziali, si potrà decidere quali indagini diagnostiche aggiuntive siano necessarie per approfondire il quadro clinico.
Ecografia
L’ecografia rappresenta uno degli strumenti più preziosi nella diagnosi dell'incontinenza urinaria. Questo esame consente di osservare la struttura della vescica e di verificare la presenza di eventuali anomalie nelle pareti vescicali; l’ecografia, inoltre, permette di valutare il livello di svuotamento vescicale, un aspetto fondamentale per comprendere se vi siano problemi di ritenzione urinaria che potrebbero contribuire all’incontinenza.
Esami delle urine: urocultura e citologia urinaria
Per una diagnosi più dettagliata, possono essere effettuati esami specifici delle urine. Due dei test più comuni per chi soffre di incontinenza sono:
- Urocultura: utilizzata per identificare eventuali infezioni del tratto urinario. L’urgenza minzionale, infatti, spesso accompagna l’incontinenza urinaria, può essere associata a infezioni; per questo, l’urocultura è utile per escludere o confermare la presenza di batteri responsabili delle infezioni.
- Esame citologico urinario: questo test è indicato nei casi in cui si sospettino problematiche più complesse. L'esame citologico serve a identificare cellule anomale nelle urine e viene generalmente eseguito per escludere patologie più gravi che possano influire sull’incontinenza.
Il Presidio Sanitario San Camillo è convenzionato con assicurazioni, fondi e casse integrative per l'erogazione...
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Mi chiamo Alessandra Comazzi, sono giornalista, torinese, ho 67 anni e sono neuropatica. Mi occupavo di spettacoli, facevo il critico televisivo per un quotidiano, La Stampa. Adesso mi occupo soprattutto di tornare a camminare e di reimparare a usare le mani. Un bel salto anche emotivo. Perché c’è la fede, certo, ma poi ci sono la carità, e la speranza. Le tre virtù cardinali. E ho imparato che forse, in certi momenti difficili, proprio la speranza è la virtù più impervia.
Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.
Leggi la testimonianza nell'articolo de L'Osservatore Romano
Alessandra Comazzi, giornalista piemontese, racconta in modo profondo e coinvolgente la sua malattia e l’esperienza fatta tra le mura del nostro Presidio.
Ecco qualche breve stralcio dell’articolo:
"Rosso 32. Era il mio codice identificativo al San Camillo, il presidio sanitario che a Torino è specializzato in riabilitazione. I reparti dell’ospedale hanno il nome dei colori, Verde, Giallo, Lilla, Azzurro e, appunto, Rosso. Il 32 era il numero del mio letto. Un modo, forse, per colorare la vita dei pazienti affetti da menomazioni e disabilità, molti dei quali con validi motivi per vedere la vita in nero fosco, al massimo grigio. Potrebbe sembrare un modo puerile per affrontare la sofferenza, ma i padri Camilliani sanno quello che fanno.”
Infine aggiunge un ringraziamento molto speciale:
"La mia è una semplice testimonianza, non ho competenze tecniche o scientifiche. In questo percorso che non è solo riabilitativo, ma è anche di fede e ringraziamento, vorrei restituire a tutte le donne e gli uomini che mi sono stati e mi sono vicini, qualcosa di quello che mi è stato donato. Il dono di medici, infermieri, operatori sociosanitari, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti, psicologi, è stata una continua ricerca di senso, oltre che di professionalità”
L’innovazione e l’attenzione al paziente nella sua totalità come punti di partenza per trattare disabilità fisiche e neurologiche.
L’evento della giornata di ieri ha avuto una grande risonanza mediatica, prova del rilievo della nostra struttura per il territorio cittadino, provinciale, regionale.
Un'occasione importante per condividere i risultati raggiunti nel 2023 e le prospettive per il futuro.