La gestione del rischio clinico: uno strumento per migliorare l'assistenza al malato e la sua sicurezza al San Camillo

2021-07-01
La gestione del rischio clinico: uno strumento per migliorare l'assistenza al malato e la sua sicurezza al San Camillo

La sicurezza in ambito sanitario è un bene sia per gli operatori che per i cittadini, garantito tra l’altro dalla Carta dei Diritti del Malato che prevede:

Il diritto alla sicurezza (Chiunque si trovi in una situazione di rischio per la sua salute ha il diritto ad ottenere tutte le prestazioni necessarie alle sue condizioni e ha altresì il diritto a non subire ulteriori danni causati dal cattivo funzionamento delle strutture e dei servizi),

Il diritto alla protezione (Il Servizio Sanitario Nazionale ha il dovere di proteggere in maniera particolare ogni essere umano che, a causa del suo stato di salute, si trova in condizione momentanea o permanente di debolezza, non facendogli mancare l'assistenza di cui ha bisogno) e

Il diritto alla qualità (Ogni cittadino ha diritto di trovare nei servizi sanitari, operatori e strutture orientati verso un unico obiettivo: migliorare il suo stato di salute).

Poiché non è possibile immaginare un sistema sanitario (così come in ogni altra attività umana) nel quale non si verifichino mai eventi indesiderati con potenziali rischi per utenti e operatori, da anni il Ministero della Salute, ha promosso l’introduzione di percorsi di gestione e di assistenza all’interno del Sistema Sanitario ispirati proprio al tema della sicurezza.

Il primo passo per ottenere questo risultato è rappresentato dalla costruzione  di una cultura della sicurezza che coinvolga tutte le figure che ruotano intorno al Sistema Sanitario: operatori, pazienti, visitatori, fornitori ecc. L’impegno per la sicurezza deve coinvolgere tutti i livelli di un’organizzazione, dalla direzione al personale con qualunque mansione. Tutti devono essere responsabilizzati al fine di adottare un insieme di comportamenti individuali ed organizzativi basati su valori condivisi, i cui fondamenti sono rappresentati dalla conoscenza dei rischi delle attività e dalla creazione di un’atmosfera di lavoro che favorisca la segnalazione degli errori da parte degli operatori senza timore di biasimo e punizioni.

L’errore è inevitabile: la collaborazione a tutti i livelli per individuare i punti deboli e cercare soluzioni permetterà di non ripeterlo. A questo scopo naturalmente deve essere garantito l’impegno dell’intera organizzazione, a partire dalla direzione, ad investire risorse nella sicurezza. L’insieme delle azioni volte a valutare, identificare e ridurre gli eventi indesiderati preventivabili correlati all’assistenza sanitaria va sotto il nome di Gestione del Rischio Clinico (Clinical Risk Management).

Il Presidio Sanitario San Camillo ha sposato con convinzione questi principi ed ha messo in atto azioni di miglioramento continuo della qualità dell’assistenza soprattutto in quelle aree che si sono dimostrate essere più vulnerabili.

La Joint Commission, organizzazione non governativa internazionale non a scopo di lucro che promuove la sicurezza nelle strutture sanitarie, ha individuato sei aree di intervento particolarmente sensibili.

Di queste, cinque sono state oggetto di studio e di intervento nel nostro Presidio (cioè tutte tranne l’area chirurgica che non rientra tra le nostre attività):

  1. Identificazione del paziente: abbiamo introdotto codici a barre su braccialetto e lettore laser collegato alla scheda di terapia del paziente (il cosiddetto Foglio Unico di Terapia che è stato interamente informatizzato e che impedisce errori di somministrazione);
  2. Migliorare l’efficacia della comunicazione (risultato ottenuto con formazione specifica del personale e con la creazione di un Ufficio di Continuità Assistenziale che supporta i malati e i loro parenti nell’affrontare il reinserimento domiciliare);
  3. Migliorare la sicurezza dei farmaci ad alto rischio (gestione dei farmaci detti LASA che si possono confondere tra di loro e gestione delle soluzioni di potassio altamente rischiose, secondo direttive ministeriali);
  4. Ridurre il rischio di infezioni associate all’assistenza (formazione continua del personale, analisi reattiva e proattiva dei dati da parte di un’équipe dedicata);
  5. Ridurre il rischio di danno al paziente in seguito ad una caduta (formazione del personale, analisi personalizzata del rischio di caduta per ogni degente, educazione e addestramento del paziente e dei caregiver, a breve adozione di sistemi tecnologici di allerta per i pazienti non collaboranti).

A cura del Dott. Pietro Cerrato

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